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Compensazione negli appalti pubblici. (Revisione prezzi)

Compensazioni in appalti pubblici

(Revisione dei prezzi negli appalti pubblici)


Anni fa tale procedura è stata eliminata dal nostro ordinamento, scaricando ogni onere, per gli aumenti delle materie prime, sulle imprese. In data 23/11/2021, il Ministero competente ha emesso, finalmente, un decreto col quale è riconosciuta, alle imprese, una certa compensazione. Chiamata così, forse, per pudore. Ma le imprese, a pena di decadenza, devono presentare istanza entro il giorno 08/12/2021.

Eppure, tante regioni hanno, recentemente, pubblicato i nuovi prezzi unitari che, il più delle volte, sono privi di riscontro nella realtà.

Ha significato tenere in vita tutti questi prezzi unitari diversi per regione?


Ma, ci si potrebbe domandare: È giusto mantenere in una zona priva di continuità territoriale, come la Sardegna, gli stessi prezzi applicati in regioni ricche come la Lombardia o il Veneto?


Risposte argomentate.


1.Appalti pubblici.

L'argomento della compensazione per il forte incremento dei prezzi unitari dei materiali per le costruzioni, già revisione prezzi, è di estrema importanza per tutto il campo dei lavori pubblici. E il mio post implicitamente si rivolgeva a tutto il settore dei lavori pubblici. E, in particolar modo, alle procedure che governano l'argomento.

Anche se non è questo il luogo più opportuno per discutere sull'argomento vedrò di esporre il mio punto di vista sui vari aspetti che riguardano i lavori pubblici.

L'argomento appalti pubblici, come ben sanno gli addetti ai lavori, è di estrema delicatezza e complessità. I recenti collassi di importanti strutture carraie e le conseguenti reazioni operative confermano le difficoltà esistenti nel modus operandi. Abbiamo visto un modus operandi per il collasso del Ponte Morandi ed un modus non operanti per il Ponte di Aulla.

E, comunque, questa non è certamente la sede giusta per approfondire, adeguatamente, l'argomento.

Mi piace "toccare" e toccherò l'argomento senza alcuna riserva. Senza omettere cose che molti pensano, ma omettono di riportare per opportunità personali, pur comprensibili. Le mie tranquille osservazioni trovano supporto nella mia posizione, da molti decenni, di Progettista, di Direttore dei lavori, di CTU, di Collaudatore, di Consulente di imprese nel settore dei LL PP. Il mio punto di vista non è dalla parte delle Stazioni Appaltanti che spesso ho avuto modo di criticare, quando ho giudicato inopportuno lo specifico comportamento.

Vado per sintesi. Appalti pubblici.

La normativa sugli appalti degli anni 70, nel tempo, è stata oggetto di varie rimodulazioni, spesso sostanziali. Quasi tutti i politici alternatisi al Ministero competente hanno pensato di "mettere mano" alle normative sugli appalti al fine di eliminare corruzione e malaffare dal settore. Peccato che tutte le novità introdotte non hanno fatto altro che peggiorare la situazione precedente. Con accentuazione e non attenuazione dei fenomeni di corruzione.

È il "fenomeno" che prima riguardava solo le imprese di costruzione ed ora è esteso al settore "professionale". I meccanismi di aggiudicazione e di affidamento dei lavori e delle attività professionali sono, a dir poco, perversi. E a conferma di ciò basta andare a dare uno sguardo alle aggiudicazioni.


2. Riserve sugli appalti pubblici.

Con l'avvento delle ultime disposizioni di norma nell'aggiudicazione dei lavori sono diventati rari i casi di appalti in cui non siano state presentate dalle imprese delle RISERVE. Riserve che, il più delle volte, quasi sempre, hanno portato alla soccombenza la SA. E ciò ha pure un suo significato.

Non tratto dei tanti casi, di cui ho constatato personalmente i fatti, in cui la DL imponeva, o cercava di imporre, il blocco dei pagamenti dei SAL emessi in caso di presentazione di riserve. Argomento questo, a mio parere, da codice penale, ma la magistratura, chissà perché, piuttosto ché cercare la verità e giudicare con serenità, spesso, ha preferito stare dalla parte della S A. Errando. Per non parlare dei giudizi pendenti nei vari tribunali della Repubblica, da oltre 10 o 15 anni.


3. Qualità dei lavori.

Dispiace dirlo, ma il livello qualitativo delle opere pubbliche che in questi ultimi 30 anni sono state realizzate è molto basso. Tempo fa le opere pubbliche venivano realizzate con migliore livello qualitativo, dovuto, anche, al fatto che l'imprenditore era orgoglioso di essere il realizzatore di quella opera. Ora gli imprenditori che realizzano opere pubbliche, il più delle volte, cercano di non apparire. L'importante, per loro, è fare il lavoro. Senza nessun orgoglio manifesto per detta azione.

È evidente l'incapacità del sistema normativo esistente per evitare lo stato di degrado qualitativo crescente.


4. Normative sul modo di costruire.

In Italia la figura del Progettista è stata spogliata della sua autentica funzione (Idea, Fantasia, Creatività, Tecnica, Progettazione) naturale, per essere portata nella "palude" del burocrate. Con la tendenza verso la necrosi della figura del Libero Professionista, a vantaggio delle società di progettazione. Figure, certamente prive di anima progettuale, aventi come obiettivo principale (Unico?) il ricavo economico.

In Europa, tempo fa, per armonizzare le varie normative tecniche nazionali, sono stati studiati e "introdotti" i cosiddetti Eurocodici; vere e proprie linee guida su come progettare le costruzioni, passando dal metodo delle tensioni ammissibili al metodo degli stati limite. Lasciando alle singole sensibilità progettuali il modus operandi di dettaglio. Alcuni paesi hanno introdotto gli Eurocodici lasciando, al Progettista, la libertà di operare le scelte ritenute più opportune. Altri paesi, come l'Italia, hanno preferito la strada delle Nuove Norme Tecniche fatte da una miriade di vincoli, aventi come riferimento di base detti Eurocodici.

Con tali Norme, variabili con alta frequenza, il progettista è costretto a mantenersi su binari ristretti, codificati, non sempre condivisibili. Con un transito dalla "leggerezza tecnica" intuitiva ad una "pesantezza tecnica" non trascurabile. Col Progettista diventato, col tempo, sempre di più, il controllore della "doppia spunta" in una serie di tabulati più o meno complessi. Tale circostanza, legata al trasferimento delle competenze politico-amministrative dallo stato alle regioni, hanno portato alla nascita di Norme Tecniche diverse da regione a regione. Pur avendo come riferimento le Norme Tecniche nazionali, le quali, come prima ricordato, fanno riferimento agli Eurocodici. Con delle normative che possono prevedere delle cose diverse su due diverse regioni confinanti. Come ad ammettere che, per esempio, il sisma cambia il suo comportamento in funzione del confine regionale.

Le Norme Tecniche dovrebbero essere armonizzate, uniche, su tutto il territorio nazionale, pur tenendo conto delle singole modeste singolarità. Una tale azione porterebbe un innalzamento della qualità generale e un sostanziale risparmio economico della spesa pubblica. Ogni regione spende somme considerevoli per l'acquisto e il mantenimento dei programmi di gestione delle pratiche, già di competenza degli uffici del genio civile. Con formalità burocratiche diaboliche, naturalmente diverse da regione a regione.


5. Revisione dei prezzi negli appalti pubblici.

Tale opzione, già presente nella normativa degli appalti pubblici, è stata, da molto tempo, eliminata, perché considerata perversa e fonte di malversazione, di corruzione. Ma, se è vero, come è vero, che la revisione dei prezzi era legata all'incremento dei prezzi delle materie prime e dei prezzi dei materiali, ossia era generata a fatti estranei alla volontà dell'impresa, era, ed è, giusto riconoscere alle imprese esecutrici il maggior onere derivante dall'incremento, considerevole, del prezzo dei materiali previsti in cantiere. Il legislatore, anche per combattere la corruzione, avrebbe dovuto concentrarsi - e correggere - sulle problematiche che allungavano (E allungano) i tempi d'esecuzione delle opere. Tale problematica (E tante altre ad essa collegate), nel tempo, invece di essere risolta è stata, ulteriormente, amplificata.

L'attuale riconoscimento (Col termine compensazione, forse al fine di evitare la retorica dei non addetti ai lavori) e le procedure introdotte per il relativo riconoscimento porta in nuce una serie di riserve, sulle quali mi riservo di ritornare in altro momento e altra sede. Senza dubbio alcuno, le imprese non possono essere considerate, come si potrebbe pensare dalla lettura delle norme attualmente vigenti, come delle mucche da mungere. E, se, esse imprese, sono spinte in quella direzione non dobbiamo mostrare falsa indignazione se veniamo a scoprire risultati inadeguati dal punto di vista qualitativo per le opere realizzate e, ancor di più gravi, dal punto di vista del codice penale (La corruzione nell'ambito degli appalti pubblici è come la mafia. C'è e fa i maggiori affari quando nessuno ne parla).


6. Prezzi unitari.

La mia osservazione sui prezzi unitari era, ed è, un sasso gettato nello stagno delle modalità d'azione nazionale. Modalità sensibilmente variate in quest'ultimo periodo. Infatti, se escludiamo le problematiche relative ai grandi affidamenti di lavori, che meritano un trattamento a parte (Sul quale mi riservo di ritornare, magari sul mio sito professionale, per non annoiare i miei lettori non addetti ai lavori), da una semplice lettura degli atti di assegnazione d'incarico professionale e d'appalto lavori, è facile notare la numerosa presenza di soggetti interessati provenienti da tutte le parti del Paese. Imprese e professionisti del Sud, del Centro e del Nord si spostano in qualsiasi località del paese; senza tener conto della distanza tra la stazione appaltante e la sede aziendale. La prima osservazione è quella che riguarda la uniformità nel modo di descrivere le infinite attività lavorative. Spesso, dette descrizioni sono concepite su una precedente presa a modello, sulla quale, per evitare problematiche di diritto (Copyrigth), spesso, si apportano modifiche che, poi, in corso d'opera, portano alle famose Riserve, giustamente avanzate dalle imprese. La descrizione delle opere, a mio parere, deve essere chiara, univoca, uniforme anche nel linguaggio su tutto il territorio nazionale. Con enorme vantaggio, anche economico, dello Stato. Non è accettabile che ogni regione abbia il proprio filone dei prezzi unitari, con tanto di commissari incaricati che, il più delle volte, si preoccupano di fare incontri con aggiornamenti spesso risibili. Come è stato possibile accertare coi recenti considerevoli incrementi di alcuni materiali (Acciai, Plastiche, Legni, Arredi, ...) d'interesse. Materiali provenienti prevalentemente dall'Asia. Quante regioni, a fronte di incrementi dei prezzi unitari superiori al 150% hanno provveduto ad aggiornare i propri listini? Non è possibile ammettere che una semplice ipotetica linea di confine regionale porti ad una netta separazione dissonante per lo stesso prodotto; per la semplice circostanza della diversità di approccio. Tale circostanza, frequente non in modo isolato, è, semplicemente, ridicola. Come è ridicolo constatare che un materiale edile prodotto, per esempio in Lombardia, ove nel listino di quella regione si presenta col prezzo unitario x, invece è presente in alcune regioni, distanti migliaia di km dalla prima, con un prezzo minore di quel precedente x. Queste distorsioni sono inaccettabili e possono essere eliminate soltanto con il percorso ipotizzato. Le regioni non sempre provvedono con la dovuta solerzia e competenza di merito all'aggiornamento dei prezzi unitari. Alcune regioni hanno prezzi unitari assolutamente inadeguati, tanto da prevedere per alcune lavorazioni valori unitari inferiori alla sommatoria dei valori dei materiali necessari per eseguire detta lavorazione (In sintesi, per esempio, il prezzo unitario del cls, al mc, è inferiore alla sommatoria del prezzo del cemento, degli inerti, dell'acqua, degli additivi necessari). E ciò è cosa assurda e inaccettabile.

Altre regioni provvedono all'aggiornamento dei prezzi dopo diversi anni. E, in alcuni casi, sono stati riscontrati prezzi unitari costanti, se non ridotti. Infine, ma non di minor conto, da molti mesi è nota la circostanza legata all'incremento vertiginoso (Come prima accennato) del prezzo dell'acciaio per le costruzioni, ma non mi sembra che le regioni abbiano provveduto ad aggiornare i prezzi delle relative voci.

È evidente che, in assenza di un "percorso protettivo" le imprese, in assenza di iniziative, sono portate al "fallimento" in caso di rispetto normativo, oppure alle "scorciatoie illecite" nel caso di prevalenza dello "spirito di sopravvivenza".

Il problema dei prezzi unitari, in relazione alla peculiare posizione geografica della singola regione, a mio parere, non deve essere spinto verso la specifica particolare soluzione, per il semplice fatto che la voce che comprende il trasporto, ultimamente ha subito delle contrazioni non di poco conto. E le aziende produttrici, spesso, sono portate a farsi carico di una parte del maggior costo, al fine di sostenere la commercializzazione del prodotto.

Andiamo a vedere a quali materiali ci si riferisce. Possiamo dire che i materiali poveri di valore aggiunto sono presenti su quasi tutto il territorio nazionale. E, quindi, per essi non esiste alcun problema legato alla circostanza della localizzazione. Per essi i costi essenziali sono quelli relativi alle attività necessarie da esercitare su detti materiali poveri. Ed esse attività sono le stesse in tutta Italia. Con tasse e costi sostanzialmente uguali in tutto il Paese.

I materiali ricchi (Ad alto valore aggiunto) sono prodotti, prevalentemente, in alcune regioni del Nord Italia e all'estero. Per quelli prodotti nel Nord possiamo riscontrare il paradosso che ci porta ad avere dei prezzi unitari ufficiali in regioni molto lontane (Sud) inferiori a quelli esistenti in regioni di produzione (Nord). Cosa, assolutamente, assurda. I prezzi unitari non possono essere inferiori a quelli esistenti nella zona di produzione dei prodotti stessi. In questi casi il prezzo è determinato, prevalentemente, dalle lavorazioni insite nei materiali. Il costo dovuto al trasporto del bene da una zona ad altra (Insulare o a molta distanza) incide in minima parte.

I materiali provenienti dall'estero (Acciai, ...) si presentano con il costo del trasporto relativamente ininfluente, pur presente. Molti materiali utilizzati in edilizia sono provenienti dalla Cina, con costi di trasporto relativamente contenuti.


In ogni caso, per tener conto della peculiarità geografica del caso, senza gridare "al lupo al lupo", basterebbe lasciare aperta al Progettista una variazione incrementale del prezzo specifico, con una certa percentuale prefissata (Esempio: Incremento < 15%). tale operazione darebbe la possibilità al Progettista di tener conto, ragionevolmente, di specificità locali che possono esistere anche nell'ambito regionale stesso. Senza dimenticare che il Progettista si rapporta, sempre, con la figura dell'ex Ingegnere Capo (Ora RUP. Anche se, purtroppo, esso è spesso rappresentato da soggetti totalmente ignari di lavori e di normative).


7. Considerazioni finali.

In Italia, di norma, le gare d'appalto vengono aggiudicate con ribassi d'asta dell'ordine del 30 - 45%. Tali ribassi, senza alcun dubbio, sono inaccettabili se l'obiettivo finale è quello di ottenere un prodotto finito di qualità. Evidentemente c'è qualcosa che non funziona negli appalti. Anche in considerazione del fatto che spesso ci si trova davanti a prezzi unitari ufficiali incapaci di coprire i costi delle materie prime dei singoli materiali. Di contro, offrire ribassi d'asta con ordine di grandezza inferiore all'intervallo sopra indicato equivale, automaticamente, ad essere fuori da qualsiasi ipotesi di aggiudicazione dell'appalto.

In sintesi, le imprese presentano le offerte non in funzione della reale possibilità e convenienza esecutiva derivanti dall'analisi dei prezzi unitari proposti, ma in "funzione della necessità, del desiderio, del bisogno di avere l'aggiudicazione della gara". Per sopravvivere imprenditorialmente. E, in queste condizioni basta un piccolo imprevisto o una svista significativa e l'impresa è costretta alla soccombenza.

Discorso analogo si verifica, oramai, anche con le gare per le prestazioni professionali, erroneamente equiparate alle gare per gli appalti.

Il professionista è qualcosa di molto diverso rispetto all'impresa, ma i politici nazionali ed europei questa differenza non l'hanno percepita. Né i professionisti sono stati capaci di spiegarla e farla capire. Anzi, la condizione del professionista è ancora più grave per una serie di motivazioni che hanno portato all'estinzione il Libero Professionista, per antonomasia.

I professionisti che non hanno fatto altro che criticare il comportamento (Errato) delle imprese, con l'introduzione del meccanismo della gara anche per loro si sono comportati peggio delle imprese stesse. Infatti, anche in questo ambito "siamo arrivati" ad aggiudicazioni dell'ordine superiore al 50%; con casi prossimi al 90% circa dell'importo posto a base d'asta. Allora il dubbio sorge spontaneo e immediato. Com'è possibile affidare una gara con un ribasso del genere? In alcuni casi si parla di liberalità, in altri di professionisti docenti (Universitari e non) che si avvalgono dell'aiuto (Gratis) di studenti. Ma, in quest'ultimo caso si dovrebbe parlare di concorrenza sleale. In altri casi, la maggioranza, i ribassi offerti sono incapaci di coprire i ragionevoli costi. Ed allora? la domanda che sorge spontanea è sempre la stessa: Come si fa ad eseguire la prestazione prevista in assenza di una adeguata copertura economica? Ho partecipato ad una gara professionale ove erano previsti almeno 10 sopralluoghi in cantiere. Ho offerto, con sofferenza, un ribasso dell'8% circa. È stata aggiudicata con un ribasso del 60% circa, ad un professionista con sede a molte centinaia di km di distanza. Come avrà fatto l'aggiudicatario ad eseguire la prestazione è cosa di scarso interesse, in questa sede. È evidente, anche ad un profano (Non addetto ai lavori) che, anche in questo ambito, c'è qualcosa che non funziona bene.

Forse è il caso di rivedere o eliminare alcune storture delle norme vigenti?

Non mi introduco nell'ambito delle gare (?) professionali di alto livello. In tale ambito, come anche dimostrato dai vari casi di corruzione venuti a galla in quest'ultimo quinquennio, il meccanismo è talmente perverso e scorretto che non è neanche necessario esplicarlo. Le aggiudicazioni (Fasulle) vanno a finire sempre alle solite società di capitali che poco o nulla hanno in Professionalità.


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